viernes, 15 de enero de 2010

CUANDO LAS ALIMAÑAS ATACAN.


Lei hace tiempo unos versos de una presentación de power point de esas que te envian por correo eléctronico, sobre como un hombre que volaba en un avión a alturas lejanas, descubrio que en su vuelo, había a veces desperfectos que no le permitian alcanzar el vuelo como queria. Al darse cuenta de la existencias de ratas en el avión, que se comián los cables de electricidad que provocaban corto circuitos que provocaban retrasos al querer alcanzar la altura deseada. Traigo esto anecdota para tomar el tema que quiero tratar, como metafora del articulo escrito por una persona que dice ser periodista, el Sr. Guido Mattioni, el cual trabaja en el cotidiano Il Giornale de Italia, Propiedad del multimillonario italiano y primer ministro de mi segunda patria Italia, el Sr, Silvio Berlusconi, contra quien no tengo nada personal, pero si ataco de cuando en vez su erratico gobierno, el cual despues de sabotear los gobiernos de izquierda, aun no da pie con bola de como gobernar un país a no ser que no sea mediaticamente. Siempre escribo en español mi lengua madre, pero hoy lo hare en italiano y en español. En Italiano para que todos los lectores veán el tipo de rata y alimaña depravada del tal Sr Mattioni, quien escribió un articulo en el dia de ayer, publicado en el día de hoy por este cotidiano, en el cual este tipejo se encarga de embarrar de mierda la nación dominicana, en un articulo de mal gusto, pero le salio el tiro por la culata, ya que la comunidad italiana residente en la Republica Dominicana ha rechazado duramente este articulo y a este periodista asi como a este diario, igualmente en Italia misma, la reacción del pueblo italiano se ha dejado escuchar, fuertemente en oposición a esta basura de articulo, escrita por demás con odio racial, manipulada por manos asquerosas de hombres que no son más que sepulcros vacios, pues este tipejo, en vez de escribir como cientos de honorables ciudadanos se refugian en nuestro país, despues de robar al erario italiano y a los ciudadanos de su propio país y vienen aquí a vivir como reyes y a querer aprovecharse de la bondad del dominicano y por desgracia de unos cuantos avivatos que nunca han trabajado en sus vidas y del complejo de Guacanagarix de unos cuantos individuos de conciencia complaciente que existen en nuestra sociedad. A continuación les dejo el mencionado articulo en su texto original y la traducción hecha por el autor de este blog, el cual es además de todo un poliglota que domina cinco idiomas. Espero sus opiniones y sus cartas para que juntos rechacemos y podamos exigir excusas publicas ante este adefesio periodistico que ensucia el nombre de los miles de dominicanos que estamos hasta el dia de hoy tenemos los brazos llenos de hoyos de agujas de las transfusiones de sangre donada, con varias noches y varios dias sin dormir y sin reposar, trabajando voluntariamente para ayudar a nuestros vecinos, reacudando ayuda sin cesar, ya que el problema no es solo el de ahora sino el de mañana, ya que juntos, los buenos dominicanos, ayudaremos a reconstruir a nuestro hermano siames, Haiti.

Articulo original en Italiano, más debajo en Español, escrito por: Guido Mattioni periodista del cotidiano Il Giornale.

Sottovoce, o ancor meglio in silenzio, come imporrebbe l’etichetta del green. Ma non vi è dubbio che alle 16,53 di martedì scorso, chino su una qualsiasi delle diciotto buche dell’esclusivo Golf Club La Estancia di Santo Domingo, più di un giocatore in braghe a scacchi avrà imprecato a modo suo, ripetendo nelle diverse lingue del creato la volgare quanto storica esclamazione del generale Pierre Jacques Etienne, visconte di Cambronne, alla faccia del generale inglese che gli chiedeva di arrendersi sul campo di battaglia di Waterloo. E il medesimo improperio, in quello stesso angolo di Caraibi, sarà stato più o meno sussurrato alla buca numero 9 del Naco Country club, oppure al drive di partenza del non meno lussuoso Cayacoa. Perché quel prolungato tremore lungo un minuto, che sembrava arrivare da lontano, aveva fatto sussultare l’erba rasata e ben ravviata, mandando a finire chissà dove le palline. Finendo così per infrangere tanti sogni personali di un percorso finalmente netto.
Perché ognuno ha i suoi problemi. Perché è così che vanno le cose - o meglio, è così che purtroppo possono andare - su questa pazza Terra. Dove c’è chi si danna per un irrilevante mancato par; e chi, a «soli» 800 chilometri di distanza, in 60 secondi di saliscendi impazzito, su e giù per i micidiali gradini della scala Richter, vede sbriciolarsi la sua casa, morire i parenti, sparire gli amici. O addirittura finire la sua stessa vita.

Oggi Hispaniola, gigantesco scoglio ricoperto di verde che emerge dall’azzurro del Caribe, appare proprio questo. Ovvero, l’assurda epitome, la stridente sintesi del modo in cui una semplice riga tracciata sulla carta geografica possa marcare un confine incredibilmente ingiusto e crudele. Di qua, a Ovest, quello che non certo dall’altro ieri è sempre stato il buco nero di Haiti. Ovvero il luogo geografico dove un destino non pago di averla condannata a essere la nazione più misera di tutte le Americhe - con un dollaro al giorno di reddito medio - martedì pomeriggio vi ha anche fatto arrivare, in anticipo, la fine del mondo. Mentre di là, a Est, sulla spiaggia di Boca Chica, viene offerta con la formula del «tutto compreso» - mare, sesso e anche droga, basta chiedere - una realtà che non sarà perfetta, che è certo ben distante da un Paradiso, ma che senza dubbio ha poco a che spartire con l’oggettivo Inferno, passato, e soprattutto presente, di Port-au-Prince.
Perché ben prima che le misere baracche e i patetici palazzi in cemento totalmente «disarmato» di Haiti venissero giù come meringhe, violentemente scossi dalle viscere di un suolo che tutti da sempre sapevano ad alto rischio sismico, a Est, a Santo Domingo, cresceva e si sviluppava la parte più estesa e più ricca di quella stessa grande isola - tre volte la Sicilia, quasi il doppio della Svizzera - scoperta e colonizzata da Cristoforo Colombo nel 1492. Uno sviluppo forse disordinato, quello di Santo Domingo. Ma inarrestabile.

Spinto in massima parte da quella risacca umana, di bocca buona, ma comunque gonfia di dollari, che è il turismo di massa, industria che riempie a getto continuo voli charter e villaggi turistici, alberghi e residence in affitto con il popolo dell'inclusive tour. Un popolo dove sudano e spintonano giovani e meno giovani maschi, visibilmente allupati, alla ricerca di ragazze dalle natiche sode e dalla frangibilissima moralità, coppiette in viaggio di nozze a cui basta e avanza un tramonto rosa per precipitarsi in camera dimenticando tutto il resto, sedicenti ballerini di merengue assetati di musica, ma anche sinceri appassionati di silenziose immersioni tra i fondali di una splendida barriera corallina. Sono centinaia di migliaia di persone ogni anno, provenienti da tutto il mondo, 130mila in media soltanto dall’Italia. E non le ferma nulla, nemmeno il terremoto, come ha confermato ieri il ministro del Turismo domenicano, Francisco Javier Garcia, sottolinenando compiaciuto come «al momento nessun volo e nessun viaggio organizzato sono stati cancellati».

Ma qui, a Santo Domingo, arrivano anche altri. Sono molti di meno, ma sono i ricchi e famosi, da Shakira a Jennifer Lopez, da Jimmy Carter alla regina d’Olanda. Sono quelli che si fanno vedere poco o che non vogliono farsi vedere del tutto, che atterrano e ripartono con i loro jet, che appaiono come meteore nelle discoteche esclusive o ai tavoli dei ristoranti alla moda come l’italianissimo Bellini e che poi si trincerano anche soltanto per una settimana negli attici da un milione di dollari. O sono ancora quelli che scelgono di viverci natural durante (20mila i residenti di nazionalità italiana), o magari soltanto in attesa che la giustizia del loro Paese tiri una riga definitiva e indulgente, come fece quella italiana con il rubizzo ex patron del Perugia Calcio, Luciano Gaucci, rimasto qui dal 2006 al 2009. Chiuso come tanti altri in una villa nascosta dalle bouganville, zeppa di cuochi e camerieri, ma necessariamente anche difesa da eserciti di gorilla privati. Perché la criminalità non scherza in un Paese dove comunque l’85% della popolazione vive ancora in condizioni poco più che precarie.

Ma di aspiranti expat, pur se più ruspanti, ne continuano ad arrivare anche d’altro genere. Gente di discreto censo, con una buona rendita o con una pensione dorata che spera così di far rendere di più. Gente che decide da un giorno all’altro di dire addio alla fabbrichetta o alla moglie invadente, allo smog piuttosto che al Fisco rapace, al traffico così come alla banale, ma fastidiosa, schiavitù della cravatta. Adulti che inseguono un romantico sogno di Paradiso terrestre alla Gauguin. Oppure quello meno colto di un assolato e tardivo Paese dei Balocchi. Dove tuttavia, assicura chi Santo Domingo la conosce bene e da tempo, sono sempre tanti, forse troppi, i Gatti e le Volpi in attesa di sottrarre gli zecchini d’oro agli ingenui Pinocchi. Sempre troppi, anche loro.


Version en Español.


En voz Baja o mejor aun en silencio, como impne la etiqueta del green, per n hay dudas que el martes pasado a la 16,53 , entro en uno de los 18 hoyos del exclusivo club de golf La Estancia de Santo Domingo, más de un jugador en pantalones a cudaro de ajedrez, habra maldecido a su modo, repitiendo en diferentes idiomas vulgarmente , cualquier exclamación del general Pierre Jacques Ettiene, Visconde de la Cambronne, A la cara del general Inglés que le pedia de rendirse en el campo de batalla de Waterloo y el mismo improperio, en ese angulo del caribe, seria más o menos susurrado al hoyo numero 9 del club de golf Naco, o talvéz al conductor del carrito del no menos lujoso club de golf Cayacoa. Porque este alargado temblor de un minuto que parecia llegar desde lejos, habia hecho mover la hierba, mandando no se adonde las bolas de golf. Terminando así por violar tantos sueños personales de un camino finalmente limpio.

Como cada quien tiene su problema, por que así son las cosas, o mejor o por desgracia asi tienen que pasar, en este loco país, donda hay quien se enoja por un tiro fallido, , mientras a 800 kilometors de distancia, en 60 segundos de un va y ven alocado, arriba y abajo de un sismografo de la scala Richter, alguien ve desmoronar su casa, sus parientes que mueren y sus amigos desaparecer o perder también su propia vida. Hoy la Hispañola es un gigante terruño cubierto de verde que surge de las entrañas del caribe , asi parece esto, o la absurda epitomía, la estridente sintesís del mundo en donde una simple raya marcada e un mapa geografico, puede marcar un limite increiblemente injusto y cruel. De aquí al oeste, lo que ciertamente siempre ha sido el hoyo negro de Haití. O sea el lugar geografico donde el destino no pago por haberla condenado a ser la nación más pobre de toda América, con una entrada per capita al dia de un dolar y medio por habitante. El Martes en la tarde , se hizo anticipar lo que sería el fin del mundo. Mietras de la otra parte de la isla al Este, En la playa de Boca Chica se le ofrece al mundo el servicio del todo incluido, o sea : Mar, Sexo y Drogas, solo basta con preguntar y ya. Una realidad que no será perfecta, pero que bien es cierto muy distante de lo quesería un paraiso, pero que sin dudas tiene poco que compartir con el objetivo del infierno del pasado y del presente de Puerto Principe.

Porque antes que las miseras barracas y los patetícos palacios en cemento totalmente desarmados de Haití, cayeran hacía abajo como un merengue, violentamente movidos desde las visceras de un suel o que todos sabian desde siempre que estaba en alto riesgo sismíco. Mientras al Este, Santo Domingo, crecía y se desarrollaba como la parte más rica de la isla, tres veces el tamaño de sicilía, casi el doble de suiza. Descubierta y colonizada por Cristobal Colón en el año 1492, una ciudad con un desarrollo desordenado, pero imparable.

Empujados por la resaca humana, de buen paladar, también llena de dolares, que el turismo de masa, una industria que llena continuamente los vulos chartes, los hoteles, resorts turisticos, residencías de alquiler con el pueblo todo incluido, un pueblo donde sudan y se empujan los jovenes y menos jovenes machos, visiblemente calientes, cachondos, furiosos de sexo, en busca de mujeres de nalgas duras y de fragil moralidad. Parejas en viaje de luna de miel, a quienes les basta una puesta de sol roja para precipitarse en sus lechos, olvidandose del resto, jovenes sedientos de musica,bailadores de merengue, aunque también apasionantes fondales maritimos con preciosas barreras coralinas. Son centenares de miles de personas que cada año, provenientes de todo el mundo, desde italia en promedio unos 130 mil y nada lo detiene, mucho menos el terremoto como afirmo ayer el ministro de turismo dominicano, el Sr. Francisco García, subrayando complacido, como hasta el momento ningun vuelo ha sido cancelado y ningún viaje de grupo postergado.

Pero aquí en Santo Domingo, llegan también aunque aquellos otros, son mucho menos, pero son los ricos y los famosos, desde Shakira, Jennifer Lopez, Jimmy carter y hasta la reina de Holanda. Son aquellos que se hacen ver poco o que no quieren ser vistos, que aterrizan en sus jets privados, que aparecen como un bolido en las exclusivas discoteca o en los lujosos restaurantes de modo como el italianisimo Bellini, en donde se atrincheran por podos dias o una semana, en los aticos de millones de dolares. O son todavia aquellos que eligen de vivir naturalemente como parte del país, entre ellos los 20 mil residentes de nacionalidad italiana [dato falso, pues existen más de 50 mil Italianos de manera legal e ilegal en la Republica Dominicana] o quizas aquellos en espera de ser llamados por la justicia de sus respectivos países, como hizo la justicia italiana con el presidente del equipo de futbol del Perugia, Lucciano Gaucci, quien desde el 2006, hasta el 2009, vivia encerrado en una de sus villas escondidas al estilo bouganville, con cocineros y camareros propios, pero tambien con un ejercito de seguridad privada. Porque la criminalidad no bromea e un país, en un país e donde el 85% de la población vive aun en condiciones menos que precarias.

Pero de aspirantes expatriados y mas si perseguidos, continuan a llegar aunque otro tipo de gente, gente de sentido común, con un buen redito y una pensión digna que esperan multiplicar en este país, gente que decide de un dia al otro dejar sus fabricas, sus mujeres molestosas, al smog, mas aun al fisco voraz, al trafico, así como a la banal esclavitud de la corbata. Adultos que persiguen el sueño romantico del paraiso terrestre de Gauguin o talvez aquel menos culto y retardado del degrado. Donde todavia se asegura que en Santo Domingo, quien la conoce bien desde hace tiempo , los ladrones y vijos zorros pueden llegar cambiendo espejitos por oro a los ingenuos habitantes de la isla, siempre demasiados aunque ellos.



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